sabato 3 dicembre 2011

Casi letterari

Come da titolo, quest'oggi vorrei parlarvi dei casi letterari, o presunti tali. Ma prima urge fare una distinzione tra pubblico di massa e pubblico di nicchia. Una distinzione doverosa, che chiarirà fin da subito qual è il succo del discorso che mi accingo a fare.

Il pubblico di massa è il popolo bue, quello che si accontenta; quello che ride e piange a comando; quello che compra un romanzo perché gli viene detto; quello che cerca l'accettazione e spera di raggiungerla con l'omologazione; quello che non capisce un cazzo.

Il pubblico di nicchia è invece quello intellettualoide, che non si accontenta facilmente; quello che spulcia tra gli scaffali alla ricerca del romanzo sfigato; quello che pretende l'originalità ma che raramente la trova; quello che in assenza di originalità crea lui stesso l'originalità, definendo un nuovo aspetto dell'originalità in modo, a parer suo, originale. Un pubblico presuntuoso, con la puzza sotto al naso.

Ci sarebbero poi i lettori normali, quelli veri, ma sono merce rara. Rappresentano il 20% delle vendite, troppo poco per contare qualcosa, ma troppo per essere ignorati. Le case editrici li viziano allora con piccole perle editoriali, roba di poco conto, un contentino per farli stare al loro posto.

Ma quest'oggi voglio parlarvi dei due principali tipi di pubblico. Esistono in tutte le arti, sia ben chiaro, dal cinema alla musica, dal teatro alla danza. Mandano avanti il mondo, ma in modo inconsapevole, proprio come fa comodo a chi di dovere, a chi ha il compito di comandare col bastone e la carota.

Parliamo de La Solitudine dei numeri primi. Questo romanzo mi ha fatto schifo, dal secondo all'ultimo capitolo. Il primo era interessante, ma si perde nel mare di banalità e di dialoghi fin troppo didascalici. Se questo "caso letterario" fosse uscito in libreria due mesi dopo nessuno lo avrebbe acquistato. Ma non è stato così. Un caso? Fortuna?

No.

Si chiama marketing amici miei. La Mondadori, ma gli editori intelligenti più in generale, sanno cosa deve e cosa non deve vendere. Io stesso ho decretato il successo di due romanzi. Non un successo mondiale, ma abbastanza rilevante da farmi guadagnare una piccola promozione (una merda, dal momento che stiamo parlando di editoria). Basta una fascetta con su scritto "Romanzo Rivelazione" per smuovere gli animi del pubblico di massa. Donne e uomini col disperato bisogno di essere accettati. Bisogno su cui fa leva l'editoria.

Parliamo ora de L'eleganza del Riccio. Il successo di questo romanzo sembrerebbe dato dal pubblico di massa, ma non è così. E' stato il pubblico di nicchia a lanciarlo, a renderlo visibile; a far sì che il popolo bue si accorgesse della sua esistenza. Ebbene sì, qualche volta il pubblico di nicchia si fa sentire, alza la voce. Decreta il successo di un'opera e poi torna nel suo cantuccio, a pane e acqua. Non a caso le vendite de L'eleganza del Riccio sono precipitate dopo poche settimane.

Perché?

Perché il pubblico di massa ha bisogno di essere incitato. Ha bisogno di fascette; di pubblicità; di articoli di giornale. Ha bisogno del bisogno stesso. Ed è l'editore a dare loro questo bisogno, questo impulso irrefrenabile.

Mi è stato chiesto come mai nell'ambito fantastico l'editore si impegni a pubblicare trilogie e non romanzi autoconclusivi. Sembrerebbe un'operazione folle, dal momento che, all'apparenza, non si possono anticipare i risultati delle vendite.

Sbagliato.

Si possono anticipare eccome. Proprio come i bambini scrittori. Non so se li avete notati, quei bambini che hanno pubblicato romanzi con grandi editori. I bambini prodigio.

Si può scrivere un romanzo a dieci anni? Sì.
E' un romanzo che può essere letto? No.
E' un romanzo da pubblicare? No.

L'editoria ha risposto Sì a tutte e tre le domande. E il popolo bue le ha dato ragione, come sempre del resto. Negli ultimi mesi è uscito solo un romanzo rivelazione che il pubblico di massa ha - sorprendentemente - snobbato: Shiver. Premetto che non l'ho letto, mi è bastato Twilight - che pure ho dovuto leggere per lavoro. Eppure questo Shiver pare talmente brutto che persino il pubblico di massa lo ha snobbato.

Be', la corda dopo un po' si spezza. Ma non temete, l'editoria ne ha milioni di riserva.

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