sabato 3 dicembre 2011

Circoli editoriali

Ero alla mia seconda settimana di lavoro. O forse era la terza. Non ricordo bene, anche perché quello di cui sto per parlarvi non è un ricordo bello, al contrario. Ero nella mensa di Segrate, assieme alla mia editor, quella che poi, nei successivi due anni, avrei mandato a fanculo, ottenendo la mia scrivania. Avete presente il modo in cui vengono rappresentate le mense studentesche nei peggiori film adolescenziali americani? Quelle in cui c'è il tavolo delle cheerleader, dei nerd, dei dark e via dicendo? Ebbene, nella mensa di Segrate mi ritrovai davanti una situazione simile.

Incredibile ma vero, mi parve di regredire, di tornare ad uno stato di coscienza che credevo di essermi lasciato alle spalle. La mia editor mi guidò nel tavolo dei "ganzi", quelli che lavoravano nel settore narrativa. Quella vera. Quella da Premio Strega. Quella da Premio Bancarella. Quella che merita davvero. Ricordo ancora i sorrisetti lanciati al tavolo della narrativa per ragazzi, quello che, secondo la mia brillante editor, stava per andare in bancarotta. "I ragazzi non leggono più - diceva - perché cercare allora di coinvolgerli con romanzi costosi di autori stranieri?"

Dire che si sbagliava e dire poco. Ma era una testa di cazzo e come tale è ricordata tra noi "ganzi".

In quel tavolo conobbi personaggi importanti, gente di cui avevo letto sui giornali, sulle riviste, tra cui un certo S. che è stato nominato anche in questa sede. Credevate davvero che avrei fatto nomi e cognomi? E dove sarebbe il divertimento allora? Certo, i miei riferimenti saranno chiarissimi, ma sono abbastanza vecchio da sapere che tra il dire e il lasciare intendere c'è una grandissima differenza. Il dire porta alla denuncia, il lasciare intendere alla consapevolezza.

Il Signor S. mi disse di essere stanco, e gli detti ragione, di non avere più stimoli, e gli detti ancora ragione, e di non trovare più interessante l'ambiente letterario, tripla ragione. Sembrava ancora più depresso di me se possibile, di me che avevo poco più di 30 anni e che già volevo dare fuoco alla casa editrice. Parlammo a lungo, fregandocene degli altri editor, di quella gente che credeva di sapere tutto e che invece non sapeva un cazzo.

Mi domando cosa pensi ora questo Signor S. Ha scoperto una ragazza importante, sta provando a lanciarne altri, ma sappiamo tutti come sono andate le cose; come gli editor hanno riscritto pagine e pagine; come il mercato possa essere manipolato; come un astro nascente possa essere soltanto merda.

In questi Circoli si pubblica solo per conoscenze. Ancora oggi c'è il Circolo X, il Circolo Y, il Circolo Z, il Circolo A e via dicendo. Il Circolo X è il peggiore, ci sono cinque persone che comandano. Vengono pubblicate amiche di ragazze famose - chi vuole intendere intenda - o assistenti del Signor S. Il Circolo Y è meno razzista, accetta davvero materiale di esordienti. Uno su mille, come diceva una celebre canzone. Per lo meno quando prende per il culo i lettori lo dichiara apertamente, senza girarci attorno. Sul Circolo Z neppure mi soffermo, sarebbe come sparare sulla croce rossa. Ho dedicato a quella casa editrice tre anni e ho dovuto farmi da parte per disperazione. Zero idee, zero fermento, zero passione. Il Circolo A è il più interessante, anche se ho potuto vederlo solo da lontano, collaborando come Freelance. Nel Circolo A oggi ci sono solo ragazze o quasi. Ragazze che di narrativa ne sanno quanto il mio labrador, fresche fresche di università. Rido ancora per il loro ingresso nel fantasy, con una collana ridicola che ahimè ha riscosso un discreto successo. Su tre autori ben due sono raccomandati, detto tutto. Quello che resta indietro è la quota esordiente vera. In passato però il Circolo A era molto più interessante. Relegato in un cantuccio, chi ne faceva parte poteva scegliere le vere perle, dedicarsi a poche ma buone cose.

Bei tempi, cazzo.

Un po' come le prime edizioni del Premio Strega, prima che la vittoria se la giocassero i grandi a tavolino. Ops.

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