sabato 3 dicembre 2011

Di ritorno

Sono tornato da poche ore. Speravo di trovare delle risposte interessanti in merito alla mia ultima riflessione, ma non è stato così. Anzi. Il mio piccolo spazio virtuale è stato invaso da persone che non conosco, che non voglio conoscere, ma che presumono di conoscere me.
Credo sia duopo fare dei piccoli chiarimenti. Per i più pigri, per quelli che non hanno abbastanza voglia (o interesse) di rileggersi il primissimo articolo. Prima di tutto sono un editor freelance, collaboro con più editori e tutte le mie velleità artistiche le ho già espresse in vari modi. Sarebbe bello fare pubblicità ai miei romanzi, o agli autori che secondo alcuni vorrei esaltare, ma non è per questo che ho aperto un blog. Altrimenti l'avrei detto subito.
La Vera Editoria nasce, e morirà, parlando di dinamiche editoriali. Se per qualcuno questi discorsi sono banali e scontati non è colpa mia. Forse queste persone sono più sagge di quanto sembrino, conoscono già i meccanismi editoriali. In questo caso tanto di cappello, complimenti davvero. Perché dunque non aprite una vostra casa editrice o non cercate di diventare amici di amici di amici?
Presumo allora, perché è logico presumere, che proprio queste persone aprano bocca per il puro gusto di farlo. Fare nomi? Chiunque abbia un minimo di intelligenza avrà già capito a chi mi sono riferito, come il signor Falconi, con cui mi sono sentito in privato. Fare nomi e cognomi direttamente non è divertente, ma soprattutto potrebbe costarmi la carriera. Perché alcune cose, su alcune persone, le conoscono in pochi. E non ci vuole un genio per fare 2 + 2, che per inciso fa 4. Questo per chi ama le cifre, così tanto da mettere in dubbio ciò che ho detto sulla base di costrutti mentali inutili.

Ipocrita io? Non ho mai detto di non esserlo. Campo di merda ma sempre di merda si tratta. Negarlo renderebbe anche me, automaticamente, una merda.

Rispondo inoltre a chi ha travisato le mie parole. Io NON ho scritto che si pubblica solo per raccomandazione. Ho detto che, in linea di massima, per quello che ho potuto vedere, su tot esordienti, il 30% sono consigliati da agenzie letterarie, il 60% sono amici di amici e solo il 10% sono esordienti puri. Da qui a parlare di agenzie letterarie come ricettacoli di raccomandazioni ce ne passa. E aggiungo: chi ha mai detto che i raccomandati sono delle capre ignoranti? Alcuni hanno idee interessanti, altri non dovrebbero neppure pensare di esistere come scrittori.

Sulla mia scrivania sono spesso capitati manoscritti consigliati da agenzie letterarie. Hanno la precedenza, questo è vero, ma vi siete chiesti perché? Per il semplice fatto che un'agenzia letteraria dispone di editor e di esperti. In questo caso so per certo che il romanzo sarà scritto in modo decente, avrà una storia decente e sarà scevro di errori grammaticali. Comodo, non trovate? Ciò però non toglie che ho spesso rifiutato questi "consigli", per gusto personale o per limiti oggettivi.

Cercate quindi, o cari visitatori occasionali, di non attribuirmi cose che non ho detto. Non sono la vostra puttana e non intendo esserlo. Se siete qui o siete lettori accaniti che cercano la verità o invidiosi frustrati o scrittori con la coda di paglia. In ogni caso, se cercate le discussioni infuocate, potete andare altrove.

Chi sa leggere ha visto che io ho spiegato in più di un'occasione le dinamiche editoriali. E sono solo all'inizio. Nessuno scrittore, per il momento, si è lamentato. Qualcosa vorrà pur dire, giusto? Ora mi aspetto un'invasione di pseudoesordienti armati di spada, pronti a tagliarmi la lingua, ma ciò non toglie che la mia sia pura onestà intellettuale.

Non vi sta bene? Addio. Cercate però di non rompere le palle a chi vuole davvero imparare qualcosa o approfondire qualcosa. Perché non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno. Voglio solo mettervi a parte delle mie esperienze, tutto qua.

Col vostro permesso, ditemi quando volete la risposta alla mia precedente domanda. Sono a vostra disposizione.

Piccola nota di chiusura:

Un anonimo, l'ennesimo, ha scritto che io avrei fatto degli errori che un editor normalmente non farebbe. Dal momento che sono egocentrico, come tutti i letterati, e presuntuoso, come tutti gli editor, chiedo a questo millantatore di segnalarmi le frasi incriminate. E non si accettano errori di battitura; secondo questa logica dovrei cestinare l'80% dei postulanti che bussano alla mia porta.
Lasciatemi inoltre replicare a questa stronzata: "C'è poi un fraintendimento generale. Ho visto in giro parecchie persone che credono che le case editrici investano grosse cifre in pubblicità per promuovere i libri fantasy di questo o quel tale. Non funziona così. Le case editrici (e molti altri tipi di aziende) stanziano un budget pubblicitario di base uguale all'incirca per tutti i "prodotti"; questo budget poi aumenta di una percentuale degli introiti del libro stesso. Ovvero, un libro molto pubblicizzato è un libro che già sta vendendo: la casa editrice vede che è un buon "cavallo" e ci punta sopra ancor di più - ma sempre ed esclusivamente soldi che il "cavallo" stesso procura."

Carissimo Spider, questo dimostra che non capisci niente di editoria. Il tuo discorso è un discorso a metà, vale per il 33% dei casi. Bisogna considerare infatti quei romanzi che floppano clamorosamente e che hanno bisogno di maggiore visibilità - operazioni inutile, nella maggior parte dei casi - e quei romanzi che partono subito "col botto". Eppure, in quest'ultimo caso, gli editori non conoscono ancora i dati di vendita. Credo che questa mia ultima riflessione renda inutile quanto hai detto nei tuoi tremila commenti, a parer mio inutili (e no, "inutile" non è una ripetizione, sottolinea solo la mia amarezza).

Per concludere, spero abbiate notato che in questo articolo ho usato volutamente alcuni termini arcaici, questo per dimostrare che uno scrive come vuole, senza doversi per forza attribuire un'età. Ho forse detto di avere 80 anni? Potrei averne anche quaranta o cinquanta. Chi può dirlo? Di certo non voi. Cercate prima di tutto di non presumere. Io posso, voi no.

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