sabato 3 dicembre 2011

I romanzi verità

Domani mattina prenderò un treno. Mancano solo poche ore, poi sarò finalmente a Torino. Il Salone Internazionale del Libro di Torino aprirà i battenti il 13 maggio, ma io non ho intenzione di partecipare. Troppe teste di cazzo, troppa gentaglia che spaccia merda per oro e oro per merda. La qualità non sempre paga, ma sullo squallore si può sempre contare. Alcuni lettori mi hanno segnalato una presentazione "fantasy" con Falcone, Dimitri, Rosso e qualcun altro. Il primo nome non è un errore, proprio non merita la mia attenzione; il secondo ha talento ma sta perdendo colpi (bastarde logiche commerciali), la terza non dovrebbe neppure esistere. Spero di sopravvivere al fatto che non andrò a sentirli.

La verità è che ho una serie di appuntamenti pre-Fiera, quando ancora non c'è calca, quando riuscirò ancora a parlare con i miei contatti senza urlare a squarciagola. Anche se so già che non caverò un ragno dal buco. Combattere contro i mulini a vento non è il mio mestiere, ammesso che ne abbia uno. Alle volte mi sento un carceriere, altre un povero pazzo che spera ancora nella speranza stessa.

Pazienza. Ce ne vuole davvero tanta.

Oggi vorrei lasciarvi con una riflessione, darvi qualcosa su cui pensare. Quando si verificano delle calamità naturali, spuntano sempre romanzi, come funghi, pronti a testimoniare le miserie dell'uomo. Il terremoto in Abruzzo ne è un esempio lampante. Ho contato una decina di libri, ma potrei averne dimenticati un paio. Questi libri hanno venduto? Sì. Tanto? Non tutti. Quelli che hanno venduto bene si sono assestati attorno alle 5000, 7000 copie, che per una simile operazione commerciale è davvero poco.

Ciò che voglio chiedervi è questo: con tutte le altre cose che sono successe nel mondo e nel nostro paese, come mai non sono usciti più decine e decine di romanzi-verità? La risposta è meno scontata di quanto sembri ed è collegata, in parte, ai concorsi letterari, al pubblico di massa e alla televisione.

A voi la parola.

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