sabato 3 dicembre 2011

Mostrare o raccontare

Quando ho aperto questo blog mi è stata subito segnalata una ragazza interessante. Ammetto di aver letto molti dei suoi articoli e di averli trovati, in più di un'occasione, davvero ben costruiti. La ragazza interessante sa scrivere, sa spiegare e potrebbe facilmente raggiungere la pubblicazione, se solo lo volesse.

Ma non è di questo che voglio parlarvi.

Voglio parlarvi invece del suo ultimo articolo, della eterna querelle tra il mostrare il raccontare. Qual è la via più giusta? Cosa deve fare un povero scrittore per essere considerato tale? Descrivere i dettagli della stanza o chiamarla semplicemente stanza? Soffermarsi sulle piccolezze di un abito o limitarsi a descriverne il colore? Nessuno si pone mai la vera domanda: nella scrittura ci sono davvero regole così ferree? Secondo me no. Se escludiamo le due regole principe (avere una buona padronanza della lingua italiana e un buon bagaglio culturale) non ci sono altre barriere insormontabili.

Quasi tutti i miei autori preferiti hanno sempre preferito il raccontare al mostrare. Penso a Salinger o a Dickens. Anche loro spesso mostravano, questo è chiaro, ma risultavano più incisivi quando raccontavano. Eppure non ho mai avuto problemi a figurarmi una stanza o un personaggio. Al contrario, i miei ricordi più belli sono proprio legati a quelle pagine in cui "il palazzo" poteva essere a tre piani o a dodici piani, magari quello di casa mia o quello del mio amico d'infanzia.

E' chiaro però che la scrittura è una forma d'arte e come tutte le forme d'arte tende ad evolversi. Gli esempi che porto sono tutto meno che attuali (sebbene Salinger possa ancora essere letto con l'incanto di cinquant'anni fa), ma sono pur sempre esempi illustri. Esempi di uomini che se ne sono spesso fregati delle regole della loro epoca, preferendo la scrittura vera alla scrittura corretta.

Dire il contrario sarebbe come costringere un povero vecchio come me a preferire l'ipad al suo vecchio computer. E se non c'è riuscita la mia assistente non ci riuscirete neanche voi.

1 commento:

  1. Io credo stia alla sensibilità di ciascuno.
    A ciò che avverte dentro, che muta a seconda delle circostanze, degli intenti, della forma mentale.
    Magari alcuni mostreranno, come dici, per tutta la vita.
    Altri racconteranno.
    Altri alterneranno.

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