sabato 3 dicembre 2011

Vivere di scrittura

Ho letto questo articolo di Massimiliano Parente. E' molto interessante, lo condivido all'80%. Il restante 20% è scetticismo. Questo perché di contratti di pubblicazione ne ho visti molti e so di quali cifre stiamo parlando. Tanto per chiarire, mi riferisco alla narrativa di genere di cui mi sono occupato, vale a dire quella per ragazzi e quella noir (vorrei fare un discorso anche sulla saggistica, ma sarebbe davvero un discorso triste, visto che le cifre hanno appena tre zeri).

Quanto guadagna un autore medio pubblicato da un medio-grande editore? Le cifre variano dai duemila ai cinquemila euro, con picchi in alto e in basso. Capita infatti che un grande editore paghi 1000 euro per un romanzo di cinquecento pagine o che ne paghi 6000 per uno di 300. Cosa fa la differenza:
  • La fama dell'autore.
  • La NON fama dell'autore.
  • L'autore.
  • L'agenzia che rappresenta l'autore, se lo rappresenta.
  • Il background dell'autore (famiglia, parenti, zie, presidenti e via dicendo).
Nei primi casi ritengo che ci sia poco da spiegare. Se Umberto Eco presenta un manoscritto alla Mondadori, la Mondadori non tirerà sul prezzo; se Roberto Rossi imita Eco, si ritroverà, se avrà fortuna, con almeno tremila euro in tasca. Se poi ha un'agenzia letteraria tanto meglio, sarà lei a trattare sul prezzo e si potrà arrivare anche a seimila euro. Se poi sei figlio di qualcuno della casa editrice, prenderai ancora di più e senza trattative.

Ripeto, con le dovute eccezioni. Un Mario Bianchi sconosciuto, senza agenzia letteraria né parenti, può benissimo arrivare a guadagnare dai seimila ai settemila euro. Casi rari ma ci sono. Come quando l'editore riconosce il valore del romanzo che ha davanti (?) o prevede un caso letterario (?) basato su scandali e roba simile (!).

Solitamente funziona così: l'editore versa un anticipo allo scrittore e poi, davanti alle vendite del romanzo, si impegna a rispettare le percentuali di vendita. I famosi diritti d'autore, che si aggirano in media attorno al 7% per poi salire in base alle copie vendute, fino a un massimo del 12% oltre le diecimila vendite.

Ci sarebbero poi i diritti di traduzione all'estero. Se state per pubblicare, vi consiglio di tenerli per voi. Non perché l'editore non cercherà di portare la vostra "opera" all'estero, solo per precauzione. Ci sono casi in cui due romanzi gemelli (chiamo così due romanzi dello stesso genere, usciti nello stesso periodo e con lo stesso editore) non vengano trattati allo stesso modo, per preferenze redazionali. E' accaduto poche volte, ma bastano. Meglio quindi un'agenzia; penserà lei a tutto e pretenderà da voi dal 20% al 50% dei diritti. Esempio: la Spagna vi offre quattromila euro. 2000 andranno all'agenzia e 2000 a voi. Chiaro?

Concludo con una riflessione interessante del signor Parenti: "Se avete il colpo di culo di trovare chi riconosce il vostro valore di scrittore, come nel mio caso Feltri, può essere una zattera di salvataggio non da poco, ma sappiate che altrove possono pagarvi cinquanta euro lordi ad articolo, che io in genere in passato, pur con le pezze al culo, ho lasciato come mancia, mi costava di più accettarli. Naturalmente non ci sono contributi né Inps perché uno scrittore non è un impiegato e non pensa alla pensione, pensa a scrivere e al limite all’epitaffio da scrivere sulla tomba, cioè la propria bibliografia nuda e cruda e scheletrica."

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